L' isola in via degli uccelli. Nuova ediz.

“Qualche volta pensavo alla fortuna come a un angelo o a una specie di spiritello buono, o come a una forza che mi volesse tenere in vita. Ma papà non credeva nel destino cieco. Mi diceva sempre: ‘Sei tu il padrone del tuo destino, Alex!’ Boruch, al contrario, amava dire: ‘Sta tutto scritto nelle stelle. Nessuno può fuggire al proprio destino, nel bene e nel male.’ Mi chiedevo se in qualche modo fosse già tutto deciso quello che doveva succedere a ognuno. Ne dubitavo. Perché se fosse stato così, che scopo aveva darsi tanto da fare? Forse il destino era una specie di predizione: se facevi questo e quello, sarebbe successo questo e quell’altro, e se no, no. Questo sì stava forse scritto nelle stelle. Chi lo sa? E forse il destino non riguardava solo gli esseri umani. Se Neve riusciva a entrare nella credenza, voleva magari dire che era destinato a vivere. Un topo può vivere tre anni. L’ho letto in un libro. O invece poteva darsi che non dovesse rosicchiarsi un buco fin dentro alla credenza, perché era destinato che io andassi a prenderlo. E se questo stava scritto nelle stelle, una stella doveva portare il mio nome: Alex. Dal giorno che la mamma non era più tornata, avevo incominciato a pensare che fosse lei il mio portafortuna. Cioè che fosse da qualche parte accanto a me e mi proteggesse. A volte, con la coda dell’occhio, mi pareva persino di veder guizzare la sua ombra.” 🪶Uri Orlev, nato a Varsavia nel 1931 e scomparso lo scorso anno, è stato un attento testimone dell’Olocausto visto con gli occhi di un bambino. Ha sofferto in prima persona i lutti e gli orrori del campo di concentramento di Bergen-Belsen assieme al fratello. Questo libro per ragazzi, che ho voluto rileggere l’altra sera, mi era stato consigliato da una bravissima bibliotecaria: avevo l’età di Alex, ma avevo già letto i libri di Primo Levi. Ricordo che lessi questo libro in una notte, mi prese talmente tanto da non riuscire letteralmente a staccarmi dalle sue pagine. Avevo anch’io vissuto un terribile lutto: un anno prima mio papà era venuto a mancare e l’attesa di Alex che aspetta il padre, mi faceva sentire meno sola. È la storia di Alex, un ragazzino orfano di mamma, vive nel ghetto - non viene citato ma presubilmente quello di Varsavia - assieme al padre. Un giorno i tedeschi decidono di fare un’ultima selezione per sgomberare definitivamente il ghetto. Alex si nasconde fra le case abbandonate e aspetta il padre per 5 mesi. In quei 5 mesi il ragazzo diventa un uomo e impara a sopravvivere da solo, vive nella casa diroccata in via degli Uccelli assieme al suo amico Neve, un topolino bianco. Le giornate di Alex sono scandite da molte avventure alcune immaginarie, altre reali. È un osservatore attento che con il suo binocolo vede la vita quotidiana che fluisce normalmente all’interno delle case al di là del ghetto, ma i suoi occhi vedono anche la rivolta che avviene nel ghetto di Varsavia. Ho riscoperto un po’ per caso questo libro qualche mese fa su una bancarella di libri usati. Da leggere! È adatto ai ragazzi della scuola secondaria di primo grado, ma è adatto anche a tutte le altre età! 🪶